Nuova luce sul concetto di tumor reversion

Il cancro è davvero irreversibile? Fin dagli anni ‘50 infatti si è cercato di comprendere i meccanismi di “reversione del tumore” al fine di sviluppare nuovi farmaci che agiscano sui meccanismi epigenetici. Una recente review a firma italiana ha preso in rassegna i principali modelli sperimentali sulla regressione del tumore, riportando una quantità significativa di dati sperimentali che dimostrano che cellule tumorali maligne, in condizioni specifiche, possono ritornare ad un fenotipo benigno. Ciò rappresenta un evidente paradosso nell’attuale modello di cancro, secondo cui la causa primaria è una mutazione genetica, che in quanto tale è irreversibile. Anche se le teorie più aggiornate prendono in considerazione numerosi altri fattori come quello epigenetico, le mutazioni genetiche sono ancora implicitamente considerate gerarchicamente come la causa primaria del cancro. Ma comprendere i meccanismi di “reversione del tumore” rappresenta un punto chiave per evolvere gli attuali modelli di cancro, tuttavia per quanto riguarda le evidenze sperimentali sulla reversione fenotipica manca ancora un programma di studio sistematico in questo campo che resta purtroppo ancora poco conosciuto. Gli autori della review, pur essendo il quadro sperimentale e interpretativo molto complesso, avanzano alcune conclusioni sugli elementi ricorrenti.

  • Il destino delle cellule tumorali non è irreversibile. Sarebbe però più corretto affermare che il destino delle cellule tumorali non è immutabile e che le cellule tumorali presentano una plasticità rilevante.
  • È possibile inibire l’espressione fenotipica delle caratteristiche maligne delle cellule tumorali principalmente attraverso processi epigenetici, sebbene sia probabile che altri meccanismi partecipino.
  • Specifici campi morfogenetici embrionali e tissutali sono in grado di esercitare un’azione diretta sull’espressione fenotipica delle cellule tumorali.
  • Il ruolo centrale dei geni nei modelli esplicativi del cancro dovrebbe essere riconsiderato e integrato con nuovi strumenti concettuali come il campo morfogenetico, la rete biologica, la riprogrammazione cellulare e la reversione fenotipica.
  • Nuove tecniche come la trascrittomica unicellulare o la valutazione e regolazione della transizione dello stato cellulare (cSTAR) possono offrire importanti spunti per comprendere i processi dinamici maligni-benigni della transizione dello stato cellulare.
  • Rimangono aperte numerose questioni, come quelle legate alla natura di queste cellule tumorali “trasformate”, alla loro stabilità, ai percorsi biologici che portano a queste trasformazioni e alla specificità delle interazioni tra cellule tumorali e microambiente.
  • Le terapie di differenziazione rappresentano un campo di ricerca promettente per i trattamenti contro il cancro, ma vi sono diverse questioni da affrontare, non solo di carattere scientifico, ma anche tecnologico, industriale e probabilmente normativo.
  • Occasionalmente la ricerca scientifica apre nuove strade che non sono ancora integrate nel quadro socio-economico e questo può rappresentare un ulteriore ostacolo allo sviluppo della ricerca. Gli scienziati (e i pionieri) dovrebbero quindi acquisire una visione sistemica non solo per il loro specifico modello di ricerca ma anche per un’integrazione più ampia ed efficace del loro lavoro nella società.

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