Nonostante i principali approcci alle cure oncologiche siano applicate alla sede tumorale, esiste una discrepanza tra classificazione dei tumori e oncologia di precisione che sfrutta la profilazione molecolare delle cellule tumorali e del sistema immunitario per guidare le terapie: perché dunque non cambiare la denominazione dei tumori, classificandoli secondo le mutazioni driver e non in base all’organo in cui originano? È quanto proposto da un gruppo di ricercatori guidati da Fabrice André, in un lavoro pubblicato su Nature, poiché questo tipo di classificazione e le modalità di approccio sta bloccando il progresso in svariati modi.
- La comprensione scientifica.
Nell’ultimo ventennio, la ricerca dimostrato che alcuni eventi molecolari sono condivisi tra diversi “tipi” di cancro. Inoltre, la maggior parte dei tipi di cancro può essere suddivisa in diversi sottogruppi molecolari.
- La difficoltà per i pazienti di ottenere le terapie farmacologiche più efficaci.
- La formazione medica.
Studenti e professionisti non avrebbero bisogno di memorizzare i risultati delle ricerche cliniche suddivisi per organo perché gli studi verrebbero condotti su tutti i tipi di cancro. Inoltre, la conoscenza dei meccanismi molecolari alla base della malattia renderebbe più facile per gli studenti ricordare i risultati degli studi clinici.
- La comprensione del paziente.
Nonostante i pazienti oncologici abbiano più familiarità con le parti del corpo che con i nomi dei geni, ognuno di loro è affetto solo da una a quattro alterazioni molecolari, il che limita la quantità di nuove informazioni che una persona avrebbe bisogno di ricevere.
In effetti, dal primo studio su nivolumab nel 2012, le cose hanno iniziato a muoversi in una direzione migliore, ma per raggiungere l’obiettivo finale sarà necessario agire diversamente su almeno quattro fronti. Il primo ambito d’intervento considerato riguarda le linee guida e le metodologie per lo sviluppo di un nuovo farmaco. Le agenzie regolatorie, le società scientifiche e le compagnie di assicurazione dovrebbero quindi definire meglio quali evidenze precliniche e cliniche sono necessarie per determinare quando una specifica alterazione molecolare è prioritaria rispetto all’organo in cui il cancro è originato. Altro settore molto importante è quello di cura: riguarda la riorganizzazione ospedaliera delle oncologie e i centri per la cura del cancro, che dovrebbero stabilire squadre agnostiche all’organo, incentrate sull’interpretazione delle analisi molecolari. Un passaggio questo che in alcune realtà è già in atto con la creazione di team impegnati nell’analisi dei profili molecolari dei pazienti, indipendentemente dal tipo di cancro. Ancora, la sfera della formazione in medicina che dovrà essere focalizzata sulla comprensione molecolare completa della carcinogenesi già nelle prime fasi di apprendimento universitario. In ultima analisi, l’accesso ai test molecolari: una metodica che rivela le alterazioni molecolari a cui purtroppo solo una piccola parte di pazienti ha accesso nella maggior parte dei paesi, ma che resta fondamentale per cambiare la classificazione del cancro metastatico. I ricercatori francesi concludono l’articolo asserendo che classificare i tumori in base alle loro caratteristiche molecolari accelererebbe l’accesso di milioni di persone a trattamenti efficaci, nonché una comprensione biologica più profonda del funzionamento del cancro.
Riferimenti bibliografici
Andrè F, et al. The way we name cancers needs to change Nature 626, 26-29 (2024). doi: https://doi.org/10.1038/d41586-024-00216-3