In Italia, oltre il 45% dei decessi per tumore è dovuto a fattori di rischio modificabili, comportamentali e ambientali, con circa 80.000 morti annue prevenibili: è quanto emerso recentemente durante il XXVI Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica tenutosi a Roma dall’8 e il 10 novembre 2024.
La situazione implica costi finanziari rilevanti per i pazienti, che sostengono spese significative per cure e trasporti.
Nonostante però in Italia si registrano circa 1000 nuove diagnosi al giorno, numero che tende a crescere di circa l’1% annuo, il Paese investe solo il 6,8% della spesa sanitaria in prevenzione, sotto la media europea. Il sistema sanitario fatica a soddisfare la crescente domanda di assistenza oncologica, evidenziata da una carenza di letti, personale e servizi specializzati. La capacità del servizio sanitario pubblico di ridurre le liste d’attesa – un problema significativo che contribuisce anche alla migrazione sanitaria – dipende dall’ottimizzazione dei sistemi di prenotazione e dalla disponibilità di spazi e personale. Oltre alla necessità di posti letto e strutture più moderne, vi è una carenza di medici e infermieri, con disparità troppo marcate tra le Regioni. La mancanza di specialisti si è trasformata in una vera emergenza.
Negli ultimi anni si è registrato un importante avanzamento con l’introduzione delle linee guida ESMO sui PRO (patient-reported outcomes), ossia la raccolta di sintomi e informazioni riportate dai pazienti per valutare la loro qualità di vita durante i trattamenti oncologici. Queste linee guida permettono una valutazione più accurata delle necessità dei pazienti, facilitando l’implementazione di interventi di supporto che, in un approccio di cure simultanee, si affiancano alle terapie specifiche contro il cancro.
Tuttavia, il numero di centri che possono contare sulla consulenza di uno psico-oncologo o sull’assistenza domiciliare oncologica rimane insufficiente, con quest’ultima presente solo nel 69% delle strutture. La reale istituzione delle Reti oncologiche regionali, attualmente operative solo in alcune Regioni, potrebbe essere una soluzione per superare queste problematiche. La loro attivazione su scala nazionale migliorerebbe i livelli di appropriatezza delle cure e ottimizzerebbe l’uso delle risorse, contribuendo anche ad accelerare l’accesso ai farmaci innovativi.
Al momento, i pazienti oncologici in Italia devono attendere ancora quasi 14 mesi per poter accedere ai trattamenti anticancro di ultima generazione, evidenziando l’urgenza di interventi che riducano questi tempi e garantiscano un accesso tempestivo alle cure.
Riferimenti bibliografici
1. https://www.aiom.it/category/professionisti/notiziario-aiom/