Effetti negativi delle diagnosi ritardate di melanoma in Europa

Al di là degli esiti personali di una diagnosi tardiva di melanoma, uno studio internazionale pubblicato recentemente su JAMA Network Open si è posto l’obiettivo di definire la mortalità prematura e i costi economici associati all’interruzione delle cure di routine, come la diagnosi precoce del melanoma avvenuta durante il periodo di pandemia da COVID-19 a causa delle carenze di personale sanitario o gli accessi alle cure mediche decimati per timore dell’infezione, stimando l’onere totale delle diagnosi ritardate di melanoma per l’Europa.

Lo studio, a cui per l’Italia ha partecipato l’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale di Napoli, ha analizzato i dati di una popolazione di 50.072 pazienti di età ≥18 anni con melanomi cutanei primari invasivi di stadio da I a IV. I dati provenienti dai registri europei dei tumori includevano dati sui costi diretti e indiretti basati sui pazienti, indicatori economici a livello nazionale, incidenza del melanoma e tassi di popolazione per paese. Poiché le restrizioni variavano da paese a paese, è stata considerata l’eliminazione degli esami medici di routine e l’accesso gravemente limitato agli esami di follow-up per almeno 4 settimane.

I risultati dello studio riferiscono che, tra il 2020 e il 2021, i controlli omessi e i ritardi diagnostici e di cura hanno portato ad una perdita di 111.464 anni di vita in 31 paesi in Europa, con un aggravio economico di 7,1 miliardi di euro.

Vengono sottolineate quindi le ulteriori conseguenze economiche e di salute pubblica di un ritardo diagnostico in campo oncologico, dando ancor più valore allo screening costante per la prevenzione del melanoma. Queste stime integrano studi precedenti che evidenziano il rapporto costo-efficacia dello screening per il melanoma.


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