Dopo l’incontro con l’oncologo, i pazienti si ritrovano con una moltitudine di informazioni da elaborare, come diagnosi, prescrizioni terapeutiche, istruzioni per la cura e passaggi critici da intraprendere tra una visita e l’altra. Di conseguenza potrebbero sentirsi sopraffatti, tanto che più della metà dei pazienti non ricordano le raccomandazioni ricevute dal proprio medico a meno che non vengano sollecitati.
I medici devono quindi attendere la visita successiva, che può verificarsi settimane o mesi dopo, lasciando il paziente in un punto cieco nella gestione della malattia e delle probabili criticità che possono portare a risultati sanitari peggiori, soprattutto quando i sintomi in peggioramento non vengono affrontati per tempo. I pazienti dovrebbero essere in grado di identificare i sintomi, gestire i farmaci e/o le attrezzature e sapere quando chiamare il medico o recarsi in ospedale. In questo contesto i progressi della sanità digitale rendono più semplice per i pazienti l’automonitoraggio, la gestione dei farmaci e la condivisione delle informazioni con i medici. L’automonitoraggio e la condivisione dei dati comportano anche riduzioni significative dei ricoveri e delle riammissioni ospedaliere, riducendo l’onere sui servizi di assistenza di emergenza.
La comunicazione tempestiva risulta vitale per un’assistenza efficace: se ai pazienti viene fornita una diagnosi precoce e aderiscono ai trattamenti, hanno risultati migliori; se pazienti e medici hanno maggiori opportunità di comunicare, è più probabile che i pazienti partecipino attivamente alle loro cure e comprendano meglio come gestire i risultati. L’obiettivo è ottenere risultati ed esperienze migliori che influiranno inoltre sull’intero sistema sanitario.
Riferimenti bibliografici
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